Un lavoro di m****
Qualche anno fa, un giornalista del quotidiano inglese “The Guardian” incontrò Andrew “Bone” Jones, il più conosciuto paleoscatologo al mondo, che disse: “È molto dura guadagnarsi da vivere studiando esclusivamente escrementi. Ma vado molto fiero del mio lavoro”.
Non sono in effetti numerosi, gli scienziati che studiano gli escrementi, sia quelli umani che di altri animali. Ed ammetto che sia un po’ bizzarro se un bambino delle elementari dicesse alla madre che da grande vuole fare lo specialista di cacca di dinosauro. Però può sempre rimanere sul vago e uscirsene con un più generico e socialmente accettato “Voglio fare l’archeologo”. Non direbbe una bugia, perché studiare la cacca fossile è comunque, sempre, archeologia.
Per essere precisi, una cosa è la cacca fossile (chiamata “coprolite”) che, come qualunque altro fossile vedono gran parte della loro composizione originale sostituita con depositi minerali come silicati e carbonati di calcio, un’altra sono le “paleofeci”, che conservano gran parte della loro composizione organica originale e quindi possono essere studiate a livello di composti chimici e biologici che contengono. In pratica, la prima è più roba per archeologi, la seconda per paleobiologi. In sostanza però, se voleste seguire le orme di Andrew “Bone” Jones o di Karen Chin, che da 20 anni studia la cacca dei Tyrannosaurus Rex e altri predatori estinti, dovreste collocarvi in questa supernicchia, tra l’archeologia e la biologia.
Anche Karen Chin è fiera del suo lavoro, ma non perde occasione di scherzarci sopra, come quando racconta ai ragazzi che lei si occupa del famoso dinosauro “Caccaraptor”. Facendosi più seria ricorda che la cacca fossilizzata di predatori estinti contiene interessanti informazioni sugli ecosistemi di epoche passate.
È stato il dottor Jones, a studiare il “Lloyd Bank Turd” (la cacca di Lloyd Bank), scoperto nel 1972 a York, nel nord dell’Inghilterra. Si tratta del più importante e grande resto di escrementi umani (un “bel pezzo di escremento” vichingo di 20 centimetri), oggi esposto allo Jorvik Viking Centre. La datazione fa risalire il reperto al IX secolo (nel pieno dell’Alto Medioevo).
L’area della città di York è stata abitata da oltre 2000 anni e si è determinato che sotto alla città attuale ci sono diversi metri di sporcizia e archeo-spazzatura. Nell’area di Coppergate Street, in particolare, fu scoperto un gruppo di edifici risalenti all’epoca della dominazione vichinga, completi di recinti per animali, discariche e latrine. Si procedette a scavare per anni e se ne tirò fuori ogni genere di cosa. Nell’area delle latrine come si può immaginare si trovò principalmente un agglomerato indistinto da cui si poterono trarre solo informazioni generiche, sulle persone che avevano usato le latrine. Tuttavia, per qualche motivo, un singolo escremento si stagliava invece in tutta la sua magnificenza. Era lui, il Lloyd Bank Turd, che oggi milioni di persone da tutto il mondo vengono a visitare al museo di York.
Dal suo studio si è dedotto che la dieta del suo “depositore” era composta principalmente di carne e cereali, e praticamente nessun frutto o verdura. Il conservatore del museo, Gil Snape, nota che probabilmente non era la persona più sana del villaggio (infatti li intorno si sono trovati un gran numero di noccioli di frutta o semi di ortaggi) e vista la stazza dell’oggetto e la sua compattezza, probabilmente il signore o la signora che lo hanno prodotto erano probabilmente stitici.
Si sono scoperti un gran numero di parassiti, che quindi abitavano nell’intestino dell’umano che lo ha prodotto: dall’Ascaris lumbricoides, un bel vermone che arrivava fino a 30 centimetri e che, una volta cresciuto, se ne usciva da ogni orifizio dei nostri poveri antenati, ai Trichuris (tricocefali) dei piccoli vermi dell’intestino crasso succhiatori di sangue, che sono un segnale chiaro di scarsa igiene (ancora oggi sono un problema importante in alcune aree del pianeta). Il Lloyd Bank Turd insomma, è proprio un gran bel pezzo di escremento.
Il museo di Jorvik, dove è conservato, lo fece valutare all’inizio degli anni 90, per assicurarlo. Fu valutato quasi 40 mila euro. Il dottor Jones, che era direttore del museo, si indignò. “È davvero un insulto!” disse “Questo è l’escremento più eccitante che abbia mai visto … A modo suo, è insostituibile come i gioielli della corona”.
Un’ultima nota interessante, per voi “turisti dell’incubo”. La mostra dello Jorvik Viking Centre, nel 2001, poté usufruire di un importante intervento di ammodernamento, di circa 7 milioni di euro. Tra le altre cose, venne analizzato chimicamente l’importante escremento, per riuscire a creare un “odogramma fecale”: oggi chi visita il museo può provare la sensazione di trovarsi davvero in una latrina vichinga dell’800 dopo Cristo, con tanto di tipico odore di latrina medievale.