Un giorno sarò un albero
La nuova rubrica che inauguriamo oggi (“Dai diamanti non nasce niente” … di cui è più che ovvia la fonte, anche per le tante recenti celebrazioni) tratta di faccende che in inglese si chiamerebbero “creepy” o comunque “weird” (non è strano come ormai anche qui nel paese dei cachi talvolta venga prima in mente la parola inglese che non quella italiana? molti guerrieri della crusca si inalberano, ma per lo meno uno si sente un po’ un fico internazionale anche senza alzare il sedere dal divano). Partiamo quindi (in italiano diremmo: bizzarro, macabro e anche un po’ schifoso, di tanto in tanto).
Sgocciolamento
Quando ci riferiamo al cambiamento climatico ci viene in mente l’eccessiva quantità di umani che camminano per il globo e ci chiediamo «Quante persone vi saranno sul pianeta fra 20 anni?». Ma c’è anche un rovescio, nella medaglia della sovrappopolazione, e su quell’altro lato ci troviamo …. i cadaveri. «Quanti umani moriranno nei prossimi 10 anni? » è l’altra domanda, che forse non siamo proprio abituati a sentirci porre. E la risposta esatta è: circa mezzo miliardo.
I nostri morti hanno da sempre avuto una loro innata sacralità, per cui abbiamo un certo ritegno a parlarne come di un problema di materiale biologico di scarto, come fossero bucce di banana o fiori secchi. Tuttavia, per un certo verso è proprio quello che sono. Io ho il ricordo di mio padre, e non della sua carne marcia, che con lui non c’entra nulla.
Decine di milioni di uomini e donne muoiono ogni anno. Qualcuno viene cremato, ma la maggior parte di loro viene “imballata” e ficcata sottoterra, insieme a un mucchio di altra paccottiglia.
Un corpo umano è costituito principalmente da acqua, carbonio e sali, che comprendono calcio, potassio, ferro e altra roba varia (potete farvene un’idea leggendo l’etichetta di un flacone di vitamine). Quando una persona muore, il suo corpo passa attraverso un naturale processo di putrefazione, in cui i batteri iniziano ad auto-digerire la nostra carne attraverso un processo noto come autolisi. Il processo produce un liquido grigio-marrone chiamato “necro-leachate” (“percolato di cadavere”), costituito da circa tre quinti di acqua e due quinti di sali e composti organici. Ogni 2 chili di peso, un corpo produce un litro di percolato, dal distinto odore di pesce.
È una sostanza altamente tossica e, attraverso la contaminazione delle falde acquifere, può portare malattie come scarlattina, tifo, epatite, tubercolosi, ebola, tanto per elencare le più simpatiche.
Lo studio legato ai pericoli per l’ambiente e per la salute umana della decomposizione dei cadaveri si è sviluppato in anni recenti partendo dal Brasile, che a causa del clima caldo e umido e delle piogge torrenziali è molto esposto a questi pericoli 1. Ma già nel 1998 la sede europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità produceva uno studio in merito 2.
Mi stupirebbe tuttavia se la gran parte dell’opinione pubblica si dovesse fare dei problemi sui danni che potrebbe provocare all’ambiente e ai propri discendenti la decomposizione del proprio cadavere. Non ci facciamo problemi nemmeno a riempire le strade e le campagne dove viviamo di amianto, diossina e tutte le più terribili schifezze che vi vengano in mente, figuriamoci cosa ce ne può fregare del percolato prodotto quando siamo già diventati “cibo per vermi”, come si diceva nei vecchi film.
Cadaveri impacchettati
Ma questa della decomposizione dei materiali organici è ovviamente solo la parte più leggera e allegra, la più “green”. La questione “esplode” se consideriamo che le sepolture tradizionali comprendono anche legno, metalli di vario tipo, sostanze chimiche per l’imbalsamazione, oltre al cemento e al metallo che viene usato proprio per costruirli, i cimiteri. Il risultato finale è che per ogni corpo infilato sotto terra interriamo insieme con lui, per sempre, anche circa 2 tonnellate di altri materiali, alcuni dei quali altamente inquinanti.
Quanti umani sono morti, da quando Homo sapiens è comparso sul pianeta?. Il Population Reference Bureau, a Washington, stima che 107 miliardi di umani siano nati e morti, nella nostra storia. Ma come succede con i vivi, anche il numero dei morti presto vedrà un’esplosione. Dicevamo allora sopra, mezzo miliardo di cadaveri in 10 anni. Che moltiplicato 2 tonnellate (quanto è divertente sparare moltiplicazioni gigantesche, non trovate anche voi?) fa la bella somma di 1 miliardo di tonnellate di roba sepolta in un decennio, una buona parte della quale pericolosa.
Darsi fuoco
Non so se vi ho convinti che non è una buona idea farsi fare una cassa di legno foderata di raso e di metallo, e riempirla di liquidi organici in decomposizione e sostanze chimiche cancerogene, per poi interrarla per l’eternità. Comunque sia, oggi sono moltissimi quelli che ritengono che la cremazione sia una scelta preferibile. Anche mia madre l’ha fatto per mio padre e ci ha chiesto di farlo per lei quando verrà il momento; qualche decina d’anni fa non le sarebbe mai passato per la testa (in fondo anche la chiesa cattolica non pone più veti; la liberalizzazione è del 1963, più qualche decina d’anni per farci l’abitudine).
Tuttavia (e rieccoci), a ben vedere non è che neanche la cremazione sia proprio green. Diciamo che per ridurre un corpo umano in cenere viene consumato tanto combustibile quanto ne serve per fare un viaggio in auto di 500 chilometri. È meno impattante della sepoltura con cassa e annessi, ma comunque ha un’importante impronta ecologica (soprattutto se moltiplichiamo per milioni e presto per miliardi).
Morti verdi
Si dice talvolta: “Mi riposerò da morto”, ma qua sembra proprio che anche da cadaveri dovremo stare con l’ansia di fare la raccolta differenziata e non tirare lo sciacquone troppo spesso! Che soluzioni ci propone allora il mercato della “morte green”?
Le soluzioni si vanno rapidamente moltiplicando, di questi tempi. In ordine di “verdità” ecco alcune delle soluzioni per il cadavere alla moda che non si fa mancare nulla.
- Cimiteri verticali. L’idea è quella di consumare meno suolo e non percolare troppo.
- Green burial (http://greenburialcouncil.org/). Mettere dentro il terreno solo roba totalmente biodegradabile, quindi: bare ecosostenibili, urne naturali, fosse scavate a mano, sudari in tessuto naturale, sacchetti di juta.
- Recomposing (https://www.recompose.life/). Il limite per il momento è fissato da alcune società americane (ovviamente) che propongono di decomporci tramite processi totalmente naturali, fino a diventare terriccio fertile, che i nostri discendenti possono spargere nel proprio giardino e farci crescere le rose, oppure spargere in parchi pubblici. Il primo luogo al mondo che permetterà di farci diventare compost sarà nei prossimi mesi lo stato di Washington (attenzione però che ci sono molte malattie che oltre ad averci portato alla morte possono far del male anche alle rose, per cui il “recomposing” non è per tutti: bisogna prima fare un bel check-up completo del morto).
Rimanete sintonizzati per altre strabilianti soluzioni per il vostro post-mortem.
Avete voluto così tante biciclette?
Ci abbiamo scherzato un po’ sopra, ma sono problemi piuttosto seri. In realtà, qualunque cosa finisce per avere un impatto importante, quando la moltiplichiamo per milioni o per miliardi. Come vi ho raccontato già in passato, un mondo con così tanti esseri umani e con così tanto inquinamento e con così troppo di tutto, insomma, diventa giocoforza un mondo in cui dobbiamo stare sempre all’erta. Per esempio, all’inizio trovavo buffo come potessero essere un problema le scoregge delle vacche; ma se le vacche che scoreggiano sono miliardi, la faccenda diventa subito seria. È come il grande classico Marvel: “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Da grandi numeri derivano grandi preoccupazioni. Viviamo sul filo del rasoio, viviamo costantemente sull’orlo della catastrofe. Ogni scelta ha un prezzo: essere tanti, essere tanto viziati, essere tanto pigri e tanto di tutto, significa dover tenere conto di tutto, di ogni scoreggia. Se vivi sempre correndo su un filo sospeso sull’abisso, non è che puoi permetterti di passeggiarci sovrappensiero. Se vivi sull’orlo della catastrofe ecologica, non è che puoi permetterti di morire così, spensieratamente.
NOTE