Terra Brasilis

autore
Marcela Costa

rubrica
metà della foresta

data
13 Jun 2022

tags
amazzonia brasile geografia metadellaforesta storia

Un nome serve a designare qualcosa, e porta dietro di sé una storia legata all’oggetto a cui fa riferimento. Ma perché il paese conosciuto per la samba, il carnevale e la natura si chiama Brasile? Una risposta certa e condivisa non esiste, ma abbiamo alcune teorie e curiosità attorno a questa saga. Le condividiamo e lasciamo la scelta al lettore. 

Innanzitutto, il nome dato alla terra sconosciuta era da principio Ilha da Vera Cruz (L’isola della Vera Croce), che dopo è diventata Terra de Santa Cruz (Terra della Santa Croce). Nessuno di questi nomi era però utilizzato dai marinai, che chiamavano il nuovo mondo Terra dos Papagaios (Terra dei Pappagalli), per la presenza delle are, i grandi pappagalli che popolano quelle terre. 

Lo scambio commerciale tra portoghesi e popolazioni indigene era un’abitudine a quel tempo, e coinvolgeva spesso i bellissimi pappagalli colorati, che così arrivarono in Europa. La fama di queste are era grande e infatti, Alberto Cantino, italiano e figura importante della cartografia del territorio americano nel cinquecento, incluse nella prima carta che rappresentava il Brasile, il disegno di alcuni pappagalli (la mappa era chiamata il ‘Planisfero di Cantino’ o ‘Mappa del mondo di Cantino’). 

Cantino viveva a Lisbona e lavorava come spia per Ercole D’Este, Duca di Ferrara, con l’obiettivo di ottenere tutte le informazioni possibili sulle nuove scoperte dei portoghesi per creare la “mappa mundi” più realistica possibile. Questa mappa scomparve nel 1859 ma fu poi ritrovata in una salumeria di Modena (!) e acquistata nel 1868 da Giuseppe Boni, direttore della Biblioteca Estense.

Questo bellissimo collegamento tra la terra sconosciuta e le are non si è mantenuto nel tempo, perché soppiantato dal nome “Brasile”. Vediamo le due teorie sull’origine di questo toponimo.

La prima ipotesi racconta la storia di un luogo chiamato Isola di San Brandano o Isola Hy Brazil, vicino all’Irlanda. Si tratta di una “isola fantasma” scoperta e colonizzata nel 565, secondo la leggenda, dal monaco irlandese San Brandano, dove nessuno è mai arrivato, anche se dal Trecento al Settecento veniva presente nelle mappe europee nel mezzo dell’Atlantico. 

All’epoca, si diceva che ogni volta che qualcuno si avvicinava all’isola, questa spariva, oppure si allontanava. È un mito che era vivo anche quando i navigatori portoghesi arrivarono in Brasile, nel 1500. Hy Brazil proviene dal celto bress, che ha in seguito originato la parola bless (benedizione), portando, infine, al nome ‘Terra Benedetta’ (tradotto in italiano).

Esiste una seconda ipotesi, che fa riferimento alla pianta pau-brasil (caesalpinia echinata), letteralmente ‘albero brasile’, caratterizzata dal colore rosso vivo della resina, visibile all’interno del tronco. Questo legno era utilizzato come tintura durante il Medioevo, e ha ricevuto il nome brasil per la somiglianza del suo rosso al colore della bruciatura del legno (delle braci, brasa in portoghese). 

Amerigo Vespucci fu una figura importante, per rafforzare questa seconda teoria, perché in una lettera scritta al re di Portogallo, dopo la sua visita in Brasile, scrive che non aveva visto nel territorio brasiliano nulla che si potesse commerciare… tranne il pau-brasil.

L’origine dal nome “Brasile” è ancora oggetto di dibattito tra gli storici, e potrebbe restare una domanda senza risposta. Ma una domanda senza risposta è un problema? Ritorniamo alla nostra divagazione precedente: un nome non è semplicemente un sostantivo, un riferimento a qualcosa, ma serve a evocare e mantenere vive tante storie, favole e misteri, e lascarci con la curiosità e il piacere di non smettere mai di indagare il perché delle cose.