Sono stato nell’Eden

rubrica
umani e altri animali

data
25 Aug 2017

Quella foresta era veramente meravigliosa, con decine di specie di alberi, centinaia di piante a fiore ed erbacee, per non parlare degli animali, che volavano, correvano, strisciavano e scavavano in ogni angolo di quell’infinito mare di alberi.

Gli alberi erano il panorama più comune e costituivano il riparo, il cibo, l’orizzonte e lo sfondo per tutte le specie che abitavano la foresta.

All’epoca, nessuno disboscava o faceva lavori forestali: quando un albero si ammalava, si seccava o cadeva, rimaneva lì e diventava la base di un nuovo ciclo di vita, in cui i decompositori si davano da fare, i consumatori primari trovavano cibo e i predatori cacciavano. Persino gli altri alberi, lasciando cadere i semi sui compagni morti trovavano un ambiente idoneo per la propria progenie.

Ogni albero secolare caduto, non rappresentava la fine di una vita ma piuttosto l’inizio di molte altre vite, poiché grazie alla sua caduta si apriva una radura in cui decine di specie potevano trovare luce, cibo e spazio in cui crescere e prosperare.

Se tutto questo vi sembra impossibile è perché non avete mai visitato la foresta di Bialowiza, ultimo ricordo di quella immensa foresta vergine europea, che in alcuni piccoli angoli ancora si conserva ai giorni nostri. Io l’ho fatto la scorsa settimana.

Bialowieza si trova nella Polonia orientale, al confine con la Bielorussia (in realtà in Bielorussia la foresta continua, ma in questo breve viaggio non ho fatto in tempo a visitarla). La foresta di Bialowieza, sulla carta, è protetta sia sul lato bielorusso che su quello polacco, dove esiste anche un Parco Naturale per tutelarla. Il paesaggio è meraviglioso. Nella riserva integrale (la parte più incontaminata e protetta) si accede solo accompagnati da guide autorizzate e si respira veramente un’aria diversa: sarà l’immensità degli alberi, il continuo ronzio degli insetti o il volo indisturbato di tutte le specie di picchio del continente, ma se non si vedesse ogni tanto un gruppetto di turisti abbigliati da trekking si potrebbe tranquillamente pensare di essere finiti nel giardino dell’Eden.

Purtroppo però dall’Eden siamo stati cacciati in fretta, e camminando nei dintorni della foresta integrale abbiamo trovato gruppi di attivisti che combattevano una battaglia disperata contro tagliaboschi e forze dell’ordine, per fermare camion carichi all’inverosimile di tronchi d’albero tagliati. Abbiamo ascoltato le storie di persone che dentro il parco lavorano da anni, che ci hanno di raccontato di un governo che, unicamente per dimostrare che può fare quello che vuole, ha contravvenuto ad accordi internazionali, autorizzando la distruzione di uno degli angoli più belli e antichi del continente, ma anche della stessa economia di una regione che era stata già devastate dalle spietate guerre del secolo scorso e che intorno al Parco e alla foresta iniziava a prosperare. Abbiamo sentito le motoseghe, abbiamo visto le pattuglie di polizia che scortavano i camion carichi di legname, osservato lo sguardo sconfortato ma ancora illuminato da una fiammella di speranza di ragazzi e ragazze armati solo dei propri corpi e di manette per incatenarsi agli alberi e di cartelli, cercando di rallentare o perlomeno denunciare lo scempio in atto.

Un giorno, guidati dai locali, ci siamo alzati alle 3 del mattino e abbiamo aspettato l’alba sui prati coperti di bruma. Con l’arrivo quasi contemporaneo della luce e il dissolversi della nebbia abbiamo visto comparire sui prati coperti di brina le enormi sagome dei bisonti europei (i più grandi mammiferi d’Europa) che in queste foreste hanno ancora un’importante popolazione (l’ultima d’Europa in natura). Pascolavano placidi ma, come ci insegnano i film sui pellerossa, quando si mettevano a correre facevano tremare il terreno producendo il suono sordo di migliaia di tamburi lontani.

Al mio ritorno in Italia, mentre scrivo queste righe, mi sento contemporaneamente felice e triste, pensando alla foresta di Bialowieza: felice perché ho avuto la fortuna di vedere uno degli angoli più belli e incontaminati d’Europa, ho potuto osservare i bisonti, i picchi, le cicogne e molto altre specie che in Bialowieza vivono in equilibrio dalla notte dei tempi; triste perché ho paura che molti di voi che state leggendo e soprattutto le generazioni future, rischiano di non avere nemmeno per un giorno la possibilità di provare l’esperienza unica che ho vissuto sotto quella immensa distesa verde.