C’è veleno e veleno
Talvolta ci si lamenta che il nostro paese non è all’altezza di altri (che so, India, Stati Uniti, Regno Unito) per quanto riguarda la ricerca scientifica o genericamente la cultura scientifica. C’è del vero (probabilmente non siamo più un paese di naviganti, di santi non ce ne stanno più da un pezzo, ma i poeti tengono botta), e lo sa chi si occupa di divulgazione scientifica. Anche la lingua italiana talvolta ci manda segnali che confermano questo fatto.
Il caso di “veleno” e “velenoso” è davvero emblematico. Di tanto in tanto traduco degli articoli scientifici dall’inglese in italiano, e l’altro giorno mi è capitato il paradosso della frase che ho citato in apertura: “vi si trovano specie velenose, poi specie velenose e infine specie velenose” (“you can find some venomous species, poisonous ones, and toxungenous ones too”).
Le tossine di un animale velenoso sono di per sé considerate tutte alla stessa stregua, e la differenza (quella indicata dai differenti termini inglesi) sta nel modo in cui entrano nel nostro organismo. In certi casi le tossine vengono ingerite, assorbite tramite la pelle o inalate: in questi casi le tossine si chiamano “poison” (quando ci mettiamo ad esempio a leccare con la lingua la pelle di una rana velenosa). In altri casi invece entrano nel corpo tramite una ferita causata da un’azione deliberata di un altro organismo: in questo caso le tossine si dicono “venom” (quando una vipera ci morde mentre camminavamo in montagna con le infradito). L’ultimo termine deriva da una classificazione piuttosto recente (David Nelsen et al., 2014) e si riferisce al caso di un veleno che viene deliberatamente e aggressivamente inflitto da una specie a un’altra, ma senza la presenza di morsi o ferite: “toxungens” è quel veleno che viene ad esempio spruzzato o sputato verso l’avversario (si pensi ai cobra o certi rospi).
Se tralasciamo l’ultimo tipo (che è un po’ un caso particolare o una variante del “venom”) questo disegno semplifica un po’ ma rende bene l’idea: se mordi qualcuno e muori quell’animale era “poisonous”; se qualcuno ti morde e muori invece era “venomous”.
Una leggera deviazione per finire: sia che mangiamo animali “poisonosi” oppure che veniamo morsi da animali “venemosi” quello che transita da un animale all’altro sono delle tossine. E che cosa sono le “tossine”? (questo poteva essere argomento di un’altra storia, ma non stiamo a lesinare: oggi due al prezzo di uno).
Gli organismi viventi sono come degli straordinari macchinari di precisione con molti miliardi di piccoli ingranaggi e di parti in movimento. E basta che una certa ruota dentata si allenti o due pezzi perdano la sincronia, che tutta la macchina può smettere di funzionare. Pensiamo a una tossina come a un elemento che entra a rompere uno dei miliardi d’ingranaggi. Può essere un elemento marginale, che rimane isolato e non compromette il funzionamento generale, oppure può far bloccare l’intero sistema.
Inoltre, le tossine sono elementi che sono distruttivi in piccole quantità, in un intervallo di tempo piuttosto breve. E la “piccola quantità” è il punto chiave, perché altrimenti tutto quanto, sul pianeta, dovrebbe essere considerate una tossina. Qualunque sostanza chimica presente sul pianeta è infatti tossica, se entra nel nostro corpo in quantità sufficiente (se bevete abbastanza acqua potete rimanerne intossicati e anche morirne).
Quindi, qualcosa che diventa tossico se lo assorbite in grandi quantità e su lunghi intervalli di tempo, semplicemente non è una tossina, in senso stretto. Sicuramente ingeriamo sostanze poco salubri, nei cibi spazzatura, e respiriamo roba che ci farà probabilmente ammalare, un giorno. Tuttavia non sono proprio delle tossine. E quindi cosa sono le diete “detox”? Un modo per guarire dal morso di un serpente venemoso?