Altrove naturale

rubrica
umani e altri animali

data
13 Dec 2016

Siamo atterrati ieri sera a San Jose, la capitale. Un gigantesco agglomerato che somiglia a qualunque altra capitale del Centro o del Sud America, grandi e moderni palazzi di uffici e distese di rabberciate casette colorate a perdita d’occhio, motorini scassati con intere famiglie ammassate sopra, venditori ambulanti di non meglio definite bottigliette colorate che schiamazzano in mezzo a improbabili svincoli autostradali senza alcun cartello a indicare la vostra uscita. Di primo acchito sembra tutto abbastanza esotico, per noi occidentali europei. Non è certo un pianeta alieno come una megalopoli del Congo o dell’India, ma è comunque piuttosto lontano dai nostri borghi mediterranei.

In poche ore tuttavia mi ricredo. Iniziamo il lungo percorso per arrivare al nord, vicino al confine con il Nicaragua, a Santa Cecilia de Guanacaste, dove si trova l’azienda agricola che sarà la nostra base operativa, e affrontiamo nell’ordine: un’agenzia che affitta un’auto, dove incontriamo i soliti problemi con le carte di credito e i call-center degli operatori bancari, un immenso centro commerciale per acquistare una scheda telefonica, con i tradizionali deliri di parcheggio della domenica pomeriggio, un piccolo supermarket sulla strada verso Liberia, con offerte speciali e tre-per-due. Certo, tante cose sono differenti, a cominciare dallo spirito nazionale, quella “pura vida” per cui se la banca apre fra due ore, si sta semplicemente due ore a chiacchierare col primo che capita magari davanti a una birra (una sorta di via di mezzo tra Milano e il Senegal).

Infine arriviamo alla “finca” (la fattoria). Alcune settimane fa, a pochi metri da qui, è passato il primo uragano che colpisce il paese da moltissimi anni. Nella riserva del Bosque Nuevo (dove ci troviamo) centinaia, forse migliaia di alberi sono stati abbattuti. Ernesto, con Ennio e Michael, stanno liberando le strade forestali di accesso, e mentre tagliavano e spostavano gli alberi, hanno recuperato migliaia (letteralmente) di orchidee dagli alberi caduti. Preparano ora alcune zone delle serre per farle fiorire, aspettando di fotografarle, determinarle e catalogarle. È probabile che alcune di queste saranno nuove.

Dietro al tavolo dove facciamo colazione, nel patio, tre alberi che non abbiamo mai visti e di cui i biologi che sono con noi non conoscono il nome scientifico (un evento davvero anomalo, da annotare sul diario). Sulla tazza del mio caffè si posa una farfalla Morpho helenor.

E penso che, in definitiva, il centro commerciale somigliava a un centro commerciale. Nei 10 metri quadrati intorno al nostro tavolo della colazione mi viene addosso una quantità di specie animali e vegetali che sono distanti come galassie, rispetto al pezzo di bosco che sta dietro casa mia. E l’evidenza della diversità nel mondo naturale, di cui tanto spesso scriviamo, mi esplode in faccia, letteralmente.